Di questi tempi la voglia di uscire di casa è tanta ma, ancora per un po’ di tempo, dobbiamo accontentarci di evadere soltanto con il pensiero. Chi scrive, in questa giornata di sole e aria tersa, farebbe volentieri una lunga passeggiata sulle Mura.
Molti conoscono la storia di questa imponente fortificazione, costruita dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del XVI secolo, ma forse non tutti sanno come è diventato uno dei luoghi più amati dai bergamaschi per trascorrere il tempo libero.
Anche se le Mura furono costruite come roccaforte militare, già dall’inizio del Seicento i bergamaschi, in modo più o meno lecito, iniziarono a riconquistare per usi civili il terreno libero che si trovava sopra e intorno al forte.
Questo fu possibile perché a Bergamo non fu combattuta nessuna guerra: l’imponente fortificazione agì da deterrente evitando attacchi nemici. E così la fortezza fu gradualmente contaminata dalla città, senza che nessuno si opponesse: i contadini estesero le coltivazioni fin sotto i bastioni realizzando frutteti, vigneti, cascine e caseggiati e i terreni sopra la fortezza vennero usati per la coltivazione del gelso, promossa dagli stessi Procuratori veneti per sostenere l’allevamento dei bachi da seta. C’erano pastori che portavano sugli spalti i propri greggi, e anche chi creava discariche a cielo aperto svuotando sopra il glorioso forte carriole di detriti.
Nel 1797 i francesi si impossessarono della città e presto avviarono la trasformazione delle Mura nel meraviglioso parco cittadino che è oggi. Il primo tratto di fortezza ad essere ridisegnato fu quello compreso tra le porte S. Agostino e S. Giacomo; qui, all’inizio dell’Ottocento, fu allestita una passeggiata con giardini pubblici sullo stile delle promenades publiques.
La novità piacque molto ai bergamaschi e la piattaforma di S. Andrea divenne presto un luogo d’incontro mondano: c’erano ordinate aiuole, filari di alberi e persino una rotonda per ospitare concerti all’aperto. Poco distante, nel prato sotto il baluardo di S. Agostino, infuriavano i tornei di palla a muro: nel campo ricavato ai piedi delle Mura, i ragazzi si sfidavano in tornei e fu necessario costruire un muretto sopra il “baluardo del Pallone” per proteggere i numerosi tifosi che, seguendo con trasporto il gioco dall’alto, rischiavano di cadere di sotto.
La parte delle Mura tra porta S. Giacomo e porta S. Alessandro fu progettata in epoca austriaca e i lavori, molto impegnativi, iniziarono nel 1829 e durarono oltre 10 anni: per costruire la strada si dovette rimuovere un enorme quantità di terreno e si aprì anche il passaggio di Colle Aperto “tagliando” il colle di san Giovanni.
Sul volgere del secolo fu riorganizzato anche il tratto tra la Fara e Porta San Lorenzo, il peggio esposto e meno frequentato; era così isolato che il Comune permise ad alcuni manovali di usare l’enorme roccia che occupava il baluardo di San Lorenzo come cava, e l’esplosione di mine la ridusse notevolmente fino a farla diventare la Montagnetta che oggi conosciamo.
E voi, fuggendo con la fantasia, dove andreste, in città?
Livia Salvi